Un famosissimo scienziato, un giorno disse che “la struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”, varrebbe lo stesso anche per le api, che sembrano volare al di fuori delle leggi della fisica. Vi siete mai chiesti come facciano realmente? Le loro ali sembrano troppo piccole per tenerle su in aria! Fino agli anni ’90 si pensava sfruttassero il flusso continuo di aria che permette anche agli aerei di volare: quando un aereo vola infatti, l’aria si muove più velocemente sulla superficie superiore dell’ala, e la differenza di pressione che si crea genera una forza che lo sostiene dal basso – questo è in poche parole il fenomeno della portanza-. Si pensò che questi “mulinelli” (chiamati in inglese leading edge vortices –LEVs-) creati dalle piccole ali delle nostre amiche bastassero a spiegare la forza di sollevamento extra di cui le api necessitano. Ma un nuovo studio invece rivela che i LEVs permettono alle api di “mordere” l’aria con un più ampio angolo di incidenza. È quest’angolo che permette ad api, moscerini della frutta e colibrì di mantenersi in volo; se i LEVs non ci fossero, non ci sarebbe più abbastanza differenza di pressione tra la parte superiore e inferiore delle ali, e gli insetti cadrebbero. La scoperta è eccezionale, anche perché questa informazione potrebbe rivelarsi importante nello sviluppo di ventole, turbine, droni da consegna o di sorveglianza!