Probabilmente uno scoglio non può respingere la potenza dell’oceano ma la barriera corallina invece ci riesce, e piuttosto bene. Questa scoperta viene da uno studio realizzato anche da un giovane italiano, Alessio Rovere che, insieme ad alcuni colleghi è andato a posizionare dei sensori  nelle acque antistanti una delle mecche dei surfisti di tutto il mondo, intorno alle isole di Tahiti e Moorea.
Si è scoperto così che le barriere coralline, grazie alla loro altezza, ampiezza e rugosità, riescono ad arginare le grandi onde, a spezzarne la forza, un po’ come fa il vento quando è costretto a passare per una serie di ostacoli prima di abbattersi sopra una città. Non è un caso che i più violenti cicloni si formino in mare aperto, dove non ci sono barriere.
Ma che utilità ha questo studio? Beh, in un mondo inquinato dove i coralli muoiono (lo studio ha dimostrato che più i coralli sono in salute e più funzionano meglio come barriera) e l’innalzamento dei mari e l’erosione delle spiagge è continuo, riuscire come finalmente funzionano da millenni ecosistemi fragili come le barriere, capirne l’utilità vitale che hanno per il genere umano, forse ci può aiutare a prendere decisioni più ecosostenibili…Giusto per non restare con l’acqua in bocca!